Olmo campestre (Ulmus minor Mill.)
Come riconoscerlo
L’olmo campestre è un albero deciduo della famiglia delle Ulmaceae, che può raggiungere i 30 m di altezza con diametri del tronco fino ai 2 metri.
Nei giovani esemplari la corteccia si presenta grigia e liscia con lenticelle orizzontale, con l’avanzare dell’età si inspessisce e si fessura longitudinalmente, assumendo una colorazione bruno-nerastra. Le foglie sono lunghe 4-10 cm, di tipo semplice, alterne lungo i rami, con una lamina ovata, o sub-ellittica, profondamente dentellata, asimmetriche nell’attacco al picciolo, di colore verde intenso sulla pagina superiore, grigiastra sulla pagina inferiore.
I fiori riuniti in fitti glomeruli, compaiono prima delle foglie in febbraio-marzo, sono di colore rosso porpora, specie le antere. Sono piuttosto precoci le fioriture, per cui soggette al danneggiamento da gelate primaverili. Il frutto dell’olmo è una samara, un frutto secco che a maturità non si apre per far cadere il proprio contenuto, con pericarpo espanso a formare una struttura “alare” che permette al vento di diffonderne il seme.
Cenni storici, utilizzi e curiosità
L’olmo è conosciuto sin dall’antichità sia per il suo legno pregiato, sia per le proprietà medicamentose. Nel mondo rurale è stato spesso utilizzato come tutore nei vigneti, da cui il termine “vite maritata”. La corteccia e i giovani rami, molto elastici, venivano utilizzati per realizzare stuoie, sporte, coloranti, vimini da cesteria, legacci da innesti e tanto altro. Il legno dell’olmo è di ottime qualità per lavorazioni al tornio, per l’intaglio, utilizzato per la costruzione di barche, ponti, palafitte, banchi, tavolati, mobilia, ecc.
Le samare dell’olmo erano utilizzate anche come foraggio per gli animali, e sono commestibili anche per l’uomo, quando sono verdi e tenere, per arricchire insalate primaverili ed altri piatti. Si associano ai principi attivi contenuti nella corteccia, nelle radici e nelle foglie dell’olmo, proprietà depurative, astringenti, sudorifere, antinfiammatorie e cicatrizzanti.
Ambiente, distribuzione e prospettive di conservazione
L’olmo campestre è ampiamente diffuso in Italia e in Europa, prediligendo ambienti collinari tra i 400 e i 600 m di quota, talvolta fino ai 1000 m, ove meglio si adatta l’olmo montano. Cresce in boschi, siepi, aree ripariali umide, coltivato anche nei giardini, adattandosi al meglio su terreni sciolti, profondi e freschi. Ad oggi l’olmo è una albero quasi dimenticato, che vede la sua sopravvivenza minacciata da una malattia crittogamica diffusasi a fine degli ‘20, la Grafiosi dell’olmo, malattia che provoca l’ostruzione e il blocco dei canali linfatici della pianta, causandone il disseccamento della chioma e la morte in circa 2-3 anni. La diffusione della malattia è favorita da alcuni coleotteri della famiglia degli Scolitidi, insetti, che allo stadio larvale scavano gallerie nel legno, trasmettendo la malattia fungina da soggetti malati a soggetti sani. Per prevenire la diffusione della grafiosi si sconsigliano potature drastiche come le capitozzature e danneggiamenti alla corteccia della pianta.