Fico comune (Ficus carica L.)

Come riconoscerlo

Pianta arborea appartenente alla famiglia delle Moraceae, dalle dimensioni contenute (3-10 m), talvolta dall’aspetto arbustivo, con apparato radicale molto espanso e superficiale. Presenta un tronco contorto e non troppo sviluppato in altezza, con corteccia sottile, di colore grigio cenere. Le foglie dalla forma palmata-lobata, sono alterne sui rami, hanno una lamina color verde scuro, nervature molto appariscenti, ruvida superiormente e liscia inferiormente.
L’infiorescenza/infruttescenza del fico viene detta siconio, ovvero un involucro cavo collegato al fusto da un peduncolo con un foro all’estremità opposta chiamato ostiolo.

Cenni storici, utilizzi e curiosità

La pianta di fico è conosciuta da tempo immemore, si ritiene che la sua prima selezione sia stata effettuata durante il Neolitico, 6-8 mila anni fa, con le prime civiltà umane “contadine”. I greci lo ritenevano un albero sacro, di cui solo gli Dei dell’Olimpo potevano nutrirsene. Nell’epoca romana, durante i banchetti, venivano consumati in antipasto con sale, aceto e garum. Ad oggi è consuetudine consumarli come frutta fresca, oppure essiccati per la stagione invernale.

La specie è presente in due forme botaniche, definite genericamente come piante maschio e piante femmina, o meglio caprifico e fico vero rispettivamente; nonostante sia una pianta monoica, si comporta funzionalmente come una pianta dioica. I caprifichi, producono dei siconi non commestibili, portatori di polline, ma che hanno la sola funzione di ospitare l’imenottero Blastophaga psenes, insetto impollinatore specie-specifico. I fichi veri invece, non ospitano l’imenottero nei siconi, ma accolgono il polline trasportato dagli individui femminili fecondi, nel tentativo vano di penetrare all’interno del frutticino per deporre le proprie uova, dando luogo così alla fecondazione e all’ingrossamento del siconio.

Ambiente, distribuzione e prospettive di conservazione

Pianta tipicamente mediterranea, predilige un clima caldo, asciutto, vegeta su suoli calcarei, pietrosi, ma ama anche terreni sciolti e ricchi di sostanza organica. Presente in tutta la penisola italiana dai 0 ai 700m sul livello del mare, fino a 1000 m di quota (sull’Etna); coltivata tipicamente nel Sud Italia.