Descrizione Ambiente Fluvio-Palustre

Parlare di ambienti fluviali nella piana del Lago di Posta Fibreno è in parte eccesivo, in quanto il mosaico ambientale del complesso fluvio-lacustre-sorgentizio, offre uno scenario molto eterogeneo con un reticolo fluviale poco evoluto, dato l’elevato tasso d’infiltrazione dell’area. Di fatti pochi sono i corsi d’acqua a carattere prettamente fluviale, che insistono sull’area e la maggior parte di essi presenta un regime torrentizio.
Il Lago di Posta Fibreno, di origine tettonica, si presenta come un “lago di sorgente”, originato da numerose polle sorgentizie sub-lacuali, radicate ad una matrice carbonatica molto ampia. Non vi sono immissari rilevanti nell’area, salvo il piccolo torrente Cerreto e il torrente Carpello, che traggono origine rispettivamente da sorgenti poste più a Sud-Est, nel comprensorio di Vicalvi e più a Nord, nel comprensorio di Campoli Appennino, di fatto poco notevoli considerando la portata complessiva delle emergenze sorgentizie (6-9 mc/s circa).
L’unico emissario dell’area, il Fiume Fibreno, prende origine dalla confluenza del lago e del torrente Carpello, scorre in direzione NE-SO per circa 11 Km fino ad immettersi nel Fiume Liri, in località Carnello al confine tra i comuni di Sora ed Isola Liri.

Torrente Cerreto
Torrente Carpello

In generale le acque correnti rivestono un ruolo di maggiore rilevanza rispetto alle acque stagnanti, in quanto contribuiscono direttamente alla definizione del paesaggio attraversato, erodendo o deponendo materiali, dalla sorgente alla foce. Possiamo considerare un fiume come un nastro trasportatore fluido, che da monte a valle, attraversando diversi ecosistemi, mobilita nutrienti, distribuisce umidità nei terreni, consente la vita e il sostentamento di molte specie animali e vegetali.
I corsi d’acqua non sono quasi mai lasciati liberi alla loro naturale evoluzione, in quanto le attività e le opere antropiche ne modificano la struttura, irreggimentandoli, interrompendo processi idrogeologici che portano alla formazione di meandri e isolotti, inquinandoli, eliminando la vegetazione ripariale, captando acqua, scavando in alveo per l’estrazione di inerti. Tutto ciò si ripercuote su una serie di comunità animali e vegetali, degradando la qualità del corso d’acqua fino a renderlo inospitale, talvolta anche per l’uomo stesso. L’eccessivo sfruttamento e le modifiche strutturali hanno spesso causato l’aumento dell’erosione, esondazioni violente, ed eventi che hanno danneggiato le stesse opere idrauliche.
Ai fini della conservazione degli ambienti fluviali è opportuno adottare azioni integrate con la pianificazione territoriale, in particolare con la pianificazione e gestione forestale/agricola, con la regolamentazione delle attività estrattive, con la limitazione del prelievo idrico, con la disciplina delle attività venatorie e della pesca sportiva, nonché con la regolamentazione della fruizione turistica.

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